VBS Virtual Building Site – Formazione e Sicurezza 4.0 è l’ambizioso progetto a cui ESEM-CPT lavora da tempo. Nato dalla preziosa collaborazione con il Preside dell’Istituto BAZZI, dopo un primo lancio durante un webinar all’interno della Milano Digital Week 2020 lo scorso Maggio, prende corpo finalmente nel reparto 1.0 dell’Ente in via Newton 3 a Milano. Inaugurato ad Ottobre dal CDA di ESEM-CPT, è il luogo che raccoglie e accoglie le più avanzate tecnologie utili a favorire l’apprendimento di tutte le maestranze edili in modo innovativo e più coinvolgente. L’obiettivo è promuovere la cultura della prevenzione attraverso ogni mezzo, anche con modalità nuove e con strumenti innovativi, ad integrazione e non a sostituzione degli schemi tradizionali della formazione che oggi è possibile anche grazie alle nuove tecnologie (intelligenza artificiale, realtà aumentata, simulazione). Dallo scorso Ottobre, infatti, sono partiti gli addestramenti pratici dei corsi macchine con l’ausilio di un simulatore nato dalle tecnologie ingegneristico-informatiche di CM Labs Simulations e ST Engineering Antycip, affermate società che combinano efficacemente innovazione e tecnologia per fornire soluzioni di realtà virtuale e simulazione. ESEM-CPT inserisce nel proprio programma formativo e di aggiornamento, l’utilizzo di uno strumento innovativo in grado di garantire agli operatori, lavorando in ambiente virtuale, lo sviluppo di competenze reali.

Un nuovo approccio metodologico multimediale che assicura agli operatori la misurazione delle loro prestazioni e feedback sulle loro abilità operative. Fortemente voluto dal Presidente Esem-Cpt Filippo Rigoli: “L’utilizzo di simulatori rappresenta una preziosa e innovativa esperienza formativa e di apprendimento, il cui obiettivo non è dimostrare che il simulatore possa totalmente sostituirsi al rapporto docente-discente nel percorso di apprendimento ma che possa certamente rappresentare un valido aiuto a migliorare, semplificandolo, tale processo”.

Operazioni sicure, senza usurare le macchine e azzeramento dei rischi per se stessi o per gli altri” sono solo alcuni dei vantaggi rilevati dal Vicepresidente dell’Ente Giuseppe Mauri che aggiunge: “Gli operatori sviluppano competenze reali più velocemente della sola formazione tradizionale”.

Oltre alla valutazione delle competenze con l’utilizzo di simulatori ESEM-CPT vanta il raggiungimento di un altro importante obiettivo: il riconoscimento di Organismo di Valutazione da parte di CEPAS, società del Gruppo Bureau Veritas e leader in Italia nella certificazione di competenze professionali. Il 30 Settembre scorso si sono svolti a Milano presso ESEM-CPT gli esami per i tecnici specializzati nei sistemi di isolamento e sono state consegnate le prime certificazioni di competenza per le figure professionali degli Installatori di Sistemi di Isolamento Termico a Cappotto (ETICS).

Ecco il riscontro di chi ha superato l’esame ed è iscritto nel Registro online dei professionisti certificati.

Adriano Inglese – Artcolor Imbiancature s.r.l: “Ho fatto l’esame di ESEM-CPT perché vorrei che i committenti capiscano che lavoriamo con serietà. Oltretutto credo sia fondamentale in un periodo di agevolazioni fiscali per gli anni 2020 e 2021. Tutto il personale è stato molto professionale e gentile; sia l’esame scritto che la prova pratica sono stati alla mia portata. Credo che la certificazione rilasciata sia un’ulteriore riprova della competenza che possiamo offrire.”

Maurizio Borsa – Monzani Ubaldo e figli: “Ho partecipato all’esame di certificazione per “cappottista”, su richiesta del mio datore di lavoro. L’esame è stato un bel banco di prova per dimostrare le mie conoscenze; ho notato che anche il personale di ESEM-CPT e il commissario d’esame sono stati molto competenti e cordiali con noi candidati. Professionalmente parlando, il patentino ottenuto mi sarà molto utile per i lavori che eseguirò in futuro.”

In un’auspicabile visione futura è necessario pensare ora più che mai alle “professioni del futuro” che tengano conto di aspetti importanti rafforzati dalla pandemia: tra tutti, spicca il tema dei nuovi bonus ed incentivi scaturiti dal Recovery Fund. In tale ottica, gli installatori ETICS sono i fautori delle nostre migliori soluzioni edilizie e hanno un ruolo strategico e oggi fondamentale, di cui ESEM-CPT enfatizza il valore aggiunto.

 

Guarda il video VBS-Virtual Building Site

https://www.youtube.com/watch?v=Q4JC_sVV1Ek

 

Guarda il video Installatori di Sistemi di Isolamento Termico a Cappotto | CORSO ed ESAME – ESEM-CPT Milano

https://www.youtube.com/watch?v=8FAwd9nuoUE

 

Le Organizzazioni Sindacali FENEALUIL, FILCA CISL e FILLEA CGIL con il rinnovo del contratto del settore Edile, con decorrenza dal 1° Luglio 2018, hanno voluto nuovamente affermare l’importanza della funzione salariale nonché delle forme di sostegno di welfare integrativo di natura bilaterale.

Con questo contratto le Parti Sociali confermano l’importanza di investire sul futuro del settore mediante un sistema di relazioni industriali che sempre di più deve mettere al centro l’impresa, il lavoro di qualità e il benessere dei lavoratori.

Con le nuove disposizioni a favore del welfare contrattuale sono state rafforzate e implementate ingenti misure di solidarietà sociale, in particolare il Fondo Prepensionamenti, volto a favorire l’uscita dal lavoro per raggiungere la pensione per gli operai più anziani e agevolare il raggiungimento del pensionamento anticipato di tutte le maestranze edili che ne abbiano i requisiti soggettivi, favorendo quindi il ricambio generazionale nel settore; il Fondo Incentivo Occupazionale, per rafforzare il ricambio generazionale e per promuovere l’assunzione dei giovani in cantiere, nuove generazioni motivate e formate, preferibilmente attraverso il sistema bilaterale edile, in grado di interpretare al meglio l’utilizzo delle nuove tecnologie e tecniche produttive e di progettazione.

Infine l’istituzione di SANEDIL Fondo Sanitario integrativo, a carattere obbligatorio e universalistico, operativo dal 1° Ottobre 2020 con un versamento complessivo dello 0,60% a totale carico delle imprese, dedicato a Operai e Impiegati e che prevede una uniformità di prestazioni a livello nazionale con un’ampia copertura di casistiche sanitarie.

Obiettivo del nuovo strumento è quello di garantire prestazioni sanitarie e sociosanitarie omogenee a livello nazionale per i lavoratori dell’edilizia e per tutti coloro che intervengono nel suo processo produttivo. Si tratta di un ulteriore tassello che arricchisce e potenzia il welfare e l’insieme delle tutele dei lavoratori.

Il sindacato del settore edile ha voluto riconoscere maggiori opportunità di accesso alle cure per gli addetti del settore a livello nazionale e garantire nuove forme di prevenzione e integrazione in un’ottica di supporto al Servizio Sanitario Nazionale che deve rimanere solidaristico e universalistico.

L’importante risultato raggiunto pone al centro il lavoratore sia operaio che impiegato, valorizzando il ruolo rivestito dai fondi sanitari, in un momento dove è in discussione il livello minimo della qualità del Servizio Sanitario ed emergono tutte le differenze fra le Regioni, è necessario fornire a tutti un livello minimo e qualitativo di prestazione.

In un momento in cui l’intero Sistema Paese è posto di fronte a una sfida senza eguali, abbiamo scoperto, a nostre spese, che le malattie trasmissibili da virus o batteri rappresentano ancora il fattore di rischio più letale e meno controllabile, con un impatto su tutti gli aspetti del vivere civile, sociale ed economico.

Il ruolo e la funzione della sanità integrativa diventano, ora più che mai, elementi fondamentali ed è per questo che Sanedil ha promosso la gratuità dei test Anticovid manifestando la vicinanza agli addetti del settore, sottolineando l’importanza della prevenzione.

Ora tutti insieme, Operai, Impiegati e Sindacato, dobbiamo sforzarci nel promuovere e diffondere questo nuovo modello di Welfare Sanitario erogato dal Fondo Sanedil attraverso il sistema bilaterale.

L’obiettivo che ancora una volta FENEALUIL, FILCA CISL e FILLEA CGIL hanno inteso  perseguire, è quello di rimettere le Casse edili al centro di servizi a favore dei lavoratori, con costi gestionali ed un’efficienza del sistema coerente con la loro missione sociale, favorendo idee innovative che durante la prossima stagione di Contrattazione Territoriale, già avviata dalle Organizzazioni Sindacali, dovranno trovare l’adeguata attuazione in connessione con le prescrizioni contrattuali nazionali.

Dopo oltre 10 anni di pesante crisi del mercato delle costruzioni finalmente nel 2019 il mercato aveva iniziato a dare segnali positivi, almeno nel mercato privato. Non eravamo pertanto pronti a gestire una crisi sanitaria così improvvisa e diffusa che ci ha bloccato per quasi due mesi.

Abbiamo reagito al meglio e nonostante i ben noti problemi del Paese; le imprese hanno attivato processi riorganizzativi e dato concretezza all’obiettivo di resilienza per superare le barriere imposte dall’emergenza Covid 19.

Assimpredil Ance, grazie anche alla sinergica azione con la struttura nazionale e regionale del sistema ANCE, ha svolto un’intensa attività di affiancamento e di servizio alle imprese.

L’emergenza Covid 19 ha accelerato processi già latenti, come la comunicazione digitale e l’introduzione di modalità di gestione basate su un uso diffuso di nuove tecnologie. Sono, invece, rimasti i nodi finanziari che sono cresciuti e diventati sempre più stretti. E’, quindi, evidente la diffusa preoccupazione per gli scenari futuri legata a molti fattori: la gestione della sicurezza Covid 19 e la sostenibilità dei costi; la difficoltà negli approvvigionamenti; il reperimento di manodopera specializzata; la mancanza di commesse e di liquidità; non ultima, la lentezza della burocrazia, che incide sui tempi di risposta.

In questo contesto, gli incentivi fiscali legati al 110% eco-sisma bonus sono una importante leva, se prorogati almeno sino al 2023, con ricadute positive per la ripresa dell’industria delle costruzioni e per quella dell’intero Paese. Il superbonus, in particolare, oltre a consentire di intervenire sulle nostre città per un miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente conseguente all’efficientamento energetico, è una leva strategica per generare innovazione e produrre effetti favorevoli anche in termini occupazionali.

Gli interventi che danno diritto ai bonus fiscali hanno anche un’altra ricaduta positiva nel cambiamento dei modelli produttivi: la sinergia di più categorie di soggetti a vario titolo interessati favorisce connessioni positive tra imprenditori, esco, professionisti, società di consulenza, mondo della finanza; i potenziali beneficiari, siano essi possessori di villette o condomini, fruiscono di sostegni reali alla domanda. In sostanza, oggi per realizzare un intervento di riqualificazione energetica o sismica di un edificio, dato il notevole impegno economico richiesto, è necessario montare un’articolata operazione nell’ambito della quale devono essere coniugate competenze tecniche, imprenditoriali ed economico-finanziarie; non si parla più, quindi, solo di progettazione, capitolati, esecuzione dei lavori, ma anche di finanziamenti e, in particolare, di cessione del credito fiscale. Per le imprese edili significa acquisizione di nuove competenze e un percorso di crescita per realizzare il quale possono contare sull’efficace accompagnamento dell’Associazione.

Ma certo l’instabilità non è una buona compagna di viaggio per chi deve investire e rischiare. L’incentivo del 110%, infatti, può certamente rappresentare uno strumento forte di politica industriale di medio e lungo termine se destinato ad esplicare i suoi effetti nell’arco di alcuni anni. Attualmente, come è noto, la scadenza di questa misura è fissata al 31 dicembre 2021 e ANCE, insieme ad altri interlocutori interessati, sta premendo sul Governo affinché il termine venga adeguatamente prorogato.

Ma vanno superate altre barriere come, ad esempio, quella della possibilità di ottenere nei tempi richiesti le visure / atti di fabbrica imprescindibili per certificare la regolarità dell’immobile.

E sul tema burocrazia e semplificazione permangono pesanti criticità, lo erano prima dell’emergenza Covid 19 e sono ancora oggi il primo punto da affrontare per poter ripartire.

Oltre ai vecchi problemi, oggi c’è l’impossibilità o difficoltà di interlocuzione con gli uffici preposti al rilascio di permessi e autorizzazioni a causa dello smart working non sempre gestito dalla PA. Si aggrava, dunque, il peso della burocrazia che per cause storiche o contingenti rimane un freno alla ripartenza e al recupero del lavoro perso nei mesi di fermo o rallentamento dell’attività in conseguenza dell’emergenza Covid 19.

Le imprese hanno reagito bene e stanno cercando di recuperare i mesi difficili, ma pesa come un macigno la non risposta della PA in molte e diverse circostanze.

Ignorare questa inefficienza del Paese non solo penalizza chi fa impresa, ma zavorra la ripresa, la salvaguardia dell’occupazione, il lavoro con effetti negativi su tutta la collettività e sugli scenari dello sviluppo futuro.

I primi di ottobre è partito il Fondo sanitario Sanedil. Le Parti Sociali, nelle settimane precedenti, hanno siglato una convenzione per far sì che il sistema Casse Edili, coordinato dalla CNCE, sia l’erogatore, sia il front-office del rapporto con lavoratori e imprese del settore, anche dal punto di vista del welfare sanitario. Si tratta di un traguardo importante per l’intero sistema delle Casse Edili. Abbiamo raccolto in proposito un’opinione della Presidenza della CNCE.

Antonio Di Franco, Vicepresidente CNCE: La partenza di Sanedil, con le condizioni stabilite dalle Parti Sociali, testimonia che noi possiamo fare la differenza e dimostrare di essere diversi, anche rispetto ai sistemi pubblici, nella misura in cui facciamo leva sulla nostra territorialità. E questa partenza comporta proprio il puntare su un valore aggiunto che ogni singola Cassa Edile – che diventerà sportello territoriale di Sanedil – può mettere in campo sia in termini di competenza che in termini di radicamento e legame con il territorio, quindi con imprese, lavoratori ed istituzioni. Questa, a mio modesto parere, è la sfida per il futuro e noi siamo sicuri che le Casse Edili hanno tutti gli strumenti per gestire al meglio questa sfida, trasformando Sanedil nel più grande Fondo nazionale di emanazione contrattuale.

Carlo Trestini, Presidente CNCE: Devo dire che siamo particolarmente soddisfatti della partenza del Fondo Sanedil. Anche se non sono mancate le critiche riguardo i tempi di partenza del Fondo, quello che ritengo importante è ciò che è stato messo a sistema. E non mi riferisco solo al riscontro economico che verrà girato alle Casse, a riconoscimento dello sforzo profuso. Due anni fa, quando ci incontravamo nelle riunioni territoriali, ci domandavamo quale ruolo potessero avere le Casse Edili nei confronti di Sanedil. In questi due anni c’è stato però un percorso di intenti comuni che ha portato ad un grande risultato. Abbiamo creato un sistema sanitario che, per la prima volta, eroga un servizio a tutti i lavoratori e, nello stesso tempo, è radicato nel territorio. Un Fondo che ha tra i suoi punti di forza gli sportelli operativi all’interno delle Casse Edili ed una sinergia nazionale che è un unicum. Noi abbiamo un sistema che, se sfruttato bene, potrà essere una eccellenza, anche grazie al coinvolgimento di tutti i territori.

Le Parti Sociali del comparto delle costruzioni edili si erano poste un grande obiettivo: riconoscere a tutti i lavoratori del settore le stesse prestazioni sanitarie e il medesimo supporto. È da questa idea che è nato il Fondo Sanedil, il Fondo Nazionale di Assistenza Sanitaria Integrativa per tutti i lavoratori dell’edilizia.

Con felicità e orgoglio, lo scorso 5 Ottobre, il Presidente del Fondo, Arnaldo Redaelli, ed il Vice Presidente del Fondo, Stefano Macale, hanno assistito, in prima persona, rispettivamente presso la Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza e la Cassa Edile di Palermo, all’inserimento delle prime richieste di prestazione sanitaria riconosciute dal Fondo Sanedil.

Si tratta di un ulteriore tassello che arricchisce e potenzia il welfare dei lavoratori operai già garantiti dal mondo della bilateralità edile e, per la prima volta, dei lavoratori con qualifica impiegatizia.

Il Fondo Sanedil, pertanto, va ad affiancare pilastri già consolidati nel sistema degli enti paritetici del settore: previdenza complementare, regolarità del lavoro, formazione e sicurezza degli addetti.

Rispetto a prima, Sanedil amplia il perimetro delle prestazioni sanitarie del ramo malattia (es. visite extra-ospedaliere di alta specializzazione, accertamenti diagnostici, cure fisioterapiche riabilitative, visite odontoiatriche per i trattamenti di igiene orale e per le cure conservative dentistiche) che, dal 1° ottobre 2020, vengono riconosciute ai lavoratori senza costi, salvo il pagamento di una minima franchigia, anche nella modalità diretta, ossia attraverso una propria rete di strutture convenzionate.

In questo momento così complesso e difficile, caratterizzato dall’emergenza sanitaria che sta sconvolgendo il Mondo intero, Sanedil non si è dimenticata di sostenere diverse campagne di comunicazione e sensibilizzazione.

Per questo motivo sono stati messi a disposizione degli iscritti, gratuitamente, test sierologici quantitativi e, in caso di positività, tamponi naso faringei.

La scelta di donare alla Croce Rossa Italiana un’ambulanza ed ai propri iscritti circa un milione e mezzo di mascherine, strumenti indispensabili in questo contesto storico, sono un’ulteriore dimostrazione dell’impegno sociale del Fondo che va oltre la propria mission istituzionale.

Come in ogni Fondo sanitario integrativo negoziale, che trae origine da una contrattazione collettiva, nel caso specifico nazionale, sarà certamente necessario avere il continuo e costante supporto dalle Parti istitutive per rendere il Fondo un punto di riferimento per la sanità integrativa non solo dei lavoratori dipendenti a cui si applica il CCNL edile.

È nelle corde del Sanedil, infatti, estendere le proprie garanzie sanitarie anche ai familiari degli attuali iscritti, senza dimenticare la possibilità di portare sotto il proprio “ombrellone” anche i lavoratori autonomi del settore edile, i titolari delle imprese individuali e i familiari partecipanti alle imprese familiari ed, infine, i titolari, gli amministratori ed i soci delle società che applicano il CCNL edile. L’augurio è quello di poter quanto prima ufficializzare il raggiungimento di tale obiettivo.

È appena iniziata una nuova sfida ed è normale che, oggi, gli ingranaggi del sistema, che vedono coinvolte in prima linea le Casse Edili, valide compagne di viaggio in questa avventura, possano non essere perfettamente oleati. Ma è dalle imperfezioni che si può certamente trarre spunto per migliorare una struttura ed una organizzazione che si è prefissata l’obiettivo di costruire, mattone dopo mattone, la salute dei propri iscritti; obiettivo che fino a qualche tempo fa sembrava dovesse rimanere solo un sogno.

Il concorso fotografico “Il bello del cantiere” nasce da un progetto condiviso con ESEM-CPT Ente Unificato Formazione e Sicurezza e rientra tra le iniziative sviluppate all’interno della celebrazione del 100° anniversario della nostra Cassa Edile.

Spesso, nell’immaginario collettivo, vengono associati al cantiere concetti di rischio e di pericolo; lo scopo del concorso è stato mostrare il cantiere sotto un’altra luce: si tratta del luogo dove nascono e prendono vita progetti urbanistici che rendono il contesto in cui viviamo migliore.

In particolare, le fotografie dei nostri lavoratori e delle nostre lavoratrici ci hanno testimoniato la meraviglia del loro luogo di lavoro.

La prima edizione del concorso, aperta ai lavoratori iscritti in Cassa Edile nel periodo ottobre 2018 – settembre 2019 ed ai familiari previsti, ovvero coniuge o figlio/a, ha visto l’aggiudicazione del seguente podio:

Primi tre classificati

1° classificato: Francesca Brambilla con la foto intitolata “Arte in cantiere

2° classificato: Graziano Brambati con la foto intitolata “Thunderstorm

3° classificato: Cristi Florin Ungureanu con la foto intitolata “Mangia

Oltre ai primi 3 classificati sono state attribuite 9 menzioni speciali (raffigurate nell’immagine in alto) ad altrettanti concorrenti che si sono distinti grazie alla creatività dei loro scatti fotografici.

Menzioni speciali

1) Menzione speciale: PAESAGGI URBANI
Foto: “Bagliore tra le nubi
Fotografo: COSIMO DAMIANO CAPPELLARI

2) Menzione speciale: GEOMETRIE
Foto: “Passione ruotante
Fotografo: FERNANDO ANTONIO COLASURDO

3) Menzione speciale: ORIGINALITA’
Foto: “Sottosservazione
Fotografo: LUCA BASSETTO

4) Menzione speciale: ISTANTANEA
Foto: “Pausa pranzo vintage
Fotografo: IVAN ROTA

5) Menzione speciale: PAESAGGIO DI CANTIERE
Foto: “Wheel barrow
Fotografo: ERVINO RENON

6) Menzione speciale: MIGLIOR AUTORE
Foto: “Lavoro + street art, Incroci ravvicinati, Il nonno ci osserva sempre
Fotografo: DANIELE CERIOTTI

7) Menzione speciale: SALVAGUARDIA PATRIMONIO ARTISTICO
Foto: “Luci e ombre
Fotografo: VALERIA GALIZZI

8) Menzione speciale: MILANO DA BERE
Foto: “Un’esclusiva prospettiva
Fotografo: ELENA SCISCIOLI

9) Menzione speciale: FOTO IN NOTTURNA
Foto: “La vita di un operaio
Fotografo: ANTHONY RODRIGUEZ

In particolare, il lavoratore Daniele Ceriotti, già vincitore della menzione speciale “Miglior autore”, ha vinto il concorso Facebook con la foto “Lavoro + street art” totalizzando 1.006 Like.

Per celebrare la ricorrenza del centesimo anno dalla fondazione, la nostra Cassa ha realizzato una mostra fotografica storica dal titolo “100 anni in cantiere per voi” allestita temporaneamente in occasione dell’evento “Costruire il futuro da protagonisti. Dai 100 anni di storia della Cassa Edile di Milano verso una nuova visione della bilateralità”, svoltosi il 28-29-30 Novembre u.s. presso la sala convegni “Spazio Event” di Comunità Nuova Cooperativa Sociale di Don Gino Rigoldi, ed esposta permanentemente presso l’ingresso della sede principale di Via San Luca, 6 a Milano.

L’esposizione, composta in totale da 13 pannelli, ripercorre la storia del nostro Ente, dalla nascita fino ai giorni nostri, con uno sguardo al futuro.

Ad ogni pannello, dedicato ad una fase storica significativa per la vita della Cassa, è stato associato un valore, espressione della sua identità.

La mostra, insieme al concorso fotografico rivolto ai lavoratori “Il bello del cantiere”, è una delle iniziative sviluppate per il festeggiamento dello storico traguardo raggiunto.

 

[…]

La contrattazione collettiva che regola il lavoro di questo settore è sempre stata anticipatrice in due direzioni:

la prima, anzitutto, è sempre stata una forma di relazione continuativa, stabile, […] basata su legami di fiducia reciproca, di lealtà, certo c’è stato anche il conflitto […] però, guardate che questo non si verifica nella generalità delle realtà italiane. Purtroppo abbiamo avuto delle relazioni sindacali difficili in molta parte della nostra storia che non hanno permesso di costruire nel tempo rapporti stabili. Invece, soprattutto adesso, […] io credo che l’insegnamento della storia della contrattazione collettiva di questo settore sia fondamentale.

Per fare delle cose positive in un mondo complicato non si può improvvisare […] è fondamentale costruire nel tempo una serie di relazioni stabili, possibilmente collaborative, pur con qualche confronto.

Non è così nelle altre categorie che hanno storie spezzettate, turbolente, molto conflittuali. Però, adesso, se guardiamo in avanti, il futuro dell’economia, delle tecnologie sarà complicato. […] Con le difficoltà che ci sono, con le pressioni competitive, o noi veramente costruiamo le cose insieme, facciamo un investimento collaborativo o altrimenti è male per tutti. Questo è il primo insegnamento, pur con le varianti del caso.

Seconda [direzione]. Sempre sulla contrattazione. […]. Voi avete sempre avuto una contrattazione territoriale. Anche questa è un’eccezione. L’Italia ha, come altri Paesi, una contrattazione su due livelli: nazionale e aziendale, con una difficoltà di coordinamento. La contrattazione nazionale dà delle regole comuni a tutto il settore e la contrattazione aziendale cerca di specificare, di dare soluzioni vicine alla realtà. Beh, nel vostro settore c’è sempre stata. […]. Il vostro è stato un sistema con la contrattazione provinciale fondamentale. È chiaro perché voi avete una realtà produttiva nobile, piccola, spesso frammentata; quindi avere una base territoriale è essenziale. Oltre tutto permette – anche questa è una novità – di legare le cose che si fanno nelle aziende, nei cantieri con la realtà territoriale. Guardate che noi in Italia, in generale, non ci siamo ancora su questo. […] In Italia ci sono 4 milioni di imprese, il 95% sono piccole o piccolissime, anche in settori diversi dal vostro. Con la contrattazione aziendale non li prendiamo tutti. Infatti, se guardiamo i dati, siamo sul 30%, sul 20%, dipende dal settore. Se vogliamo che il modo di regolare le condizioni di lavoro collettive raggiunga tutti, l’unica via è la contrattazione territoriale. […] Secondo me voi l’avete sempre usata, l’avete rinnovata … attenzione una contrattazione provinciale territoriale coordinata dal livello nazionale. Non è che ognuno fa per sé. […] Anche qui il coordinamento nel sistema italiano non ha sempre funzionato molto bene […]. Altro insegnamento.

[…]

La seconda area su cui avete una storia importante, veramente eccezionale, è il welfare. Non solo perché nelle origini voi siete stati degli anticipatori; cioè, le varie assicurazioni sui rischi e sui bisogni sociali non sono venute dallo Stato. Sono venute dal sistema mutualistico, non solo nel vostro settore, anche in altri; però nel vostro settore abbiamo visto il tema della disoccupazione, della malattia, dell’infortunio. Si tratta, quindi, di un’anticipazione storica.

Adesso tutti hanno scoperto il welfare aziendale, integrativo. Si è visto che il welfare pubblico, fondamentale perché dà la copertura ai bisogni essenziali, va integrato perché ci sono bisogni nuovi, molto personalizzati e il sistema pubblico non raggiunge tutti.

[…]

Dalle ultime indagini svolte al CNEL con la collaborazione del Ministero del Lavoro è emerso che su 40.000 circa contratti aziendali che censiamo, 7-8.000 si occupano di welfare aziendale, cioè di integrare il welfare pubblico con vari benefici che possono spaziare da aiuti alla famiglia per l’educazione, alla mobilità collettiva, all’integrazione della sanità, della pensione, eccetera.

Questa è una cosa che è diventata molto comune. È una frontiera del futuro e voi l’avevate cominciata da tempo e adesso tutti la stanno seguendo.

Problema e concludo […].

Le Casse sono diventate un agente anche di servizio pubblico: il controllo del DURC, il controllo della legalità e un centro di servizi: di formazione (ad esempio). Anche di servizi burocratici. Troppi. Troppa burocrazia ovunque, anche da voi. Il futuro anche del sindacato come gestisce il bisogno di servizi? Questo mondo complicato fa sì che tutti i diritti scritti nelle leggi non servono se non vi hai l’accesso. […] L’accesso ai diritti si ha attraverso dei servizi che ti vengono resi […] da centri di servizi e voi siete un centro di servizi.

Perché problema. Qual è l’equilibrio tra un centro di servizi, un attore del welfare, uno strumento di contrattazione. Questo è un dibattito che vedo anche in altri settori sindacali. Se esagerate coi servizi, con la burocrazia, rischiate di perdere il filo? Il futuro ha bisogno di servizi? Ha bisogno di welfare? Voi siete una parte. Interrogatevi come su come svolgere questa funzione in futuro.

Obiettivo dell’indagine

L’abitare è al centro degli interessi della società e del cittadino consumatore: che cosa vuole il mercato pubblico? Quali sono i bisogni, i desideri, i sogni?

Caratteristiche della ricerca

Sviluppo di una ricerca basata su un campione di oltre 3.000 casi a livello nazionale con un sovra campionamento sulla zona dell’area di Milano, Lodi, Monza e Brianza di 1.000 casi al fine di ottenere il confronto tra il dato della zona di riferimento e il dato nazionale.

Primi risultati dell’indagine

La soddisfazione verso la propria casa è molto alta: il voto medio per Milano, Lodi, Monza e Brianza è pari a 7,7 su una scala da 1:10.

Questo dato ci dice (e non era così in passato) che la casa è il punto di riferimento di qualità della propria soddisfazione di vita.

A livello nazionale questo dato cresce ancora e si attesta su una media dell’8.

Il fatto che ci sia questa soddisfazione così elevata verso l’abitare, cosa che non riguarda molte altre aree di consumo e di servizio, vuol dire che è un mercato pronto e maturo a intercettare proposte anche di innovazione e cambiamento.

Il dato più interessante per capire la mobilità intorno alla casa è la propensione al cambiamento.

Nonostante la soddisfazione molto alta, il 60% in questa zona (contro il 44,5% del dato nazionale), potendo, in certe condizioni, cambierebbe casa.

Mentre una volta il cambiamento era legato all’andarsene via, oggi, il cambiamento, molto spesso, è legato ad un miglioramento della casa, restando sempre in una determinata area.

Secondo una ricerca svolta alla fine degli anni 90, il 40% dei Milanesi voleva lasciare la città per trasferirsi in campagna, all’estero. Questa percentuale si è ridotta moltissimo. D’altra parte Milano è un forte attrattore per i Milanesi stessi in questa fase storica. Chi vorrebbe e potrebbe cambiare casa in realtà vuole restare nello stesso Comune (41% nelle tre province lombarde e il 44% a livello nazionale): ciò comporta, in realtà, un miglioramento nel contesto di riferimento; non è una fuga, non è un elemento radicale di trasformazione sociale ma è un elemento di continuità.

In passato, inoltre, il cambiare era legato alla necessità di avere maggiori spazi. Il miglioramento della dimensione fisica della casa era il cuore della domanda.

Ora le cose non stanno più così.

Non c’entra più il prestigio o la dimensione prospettica della casa o l’immagine sociale della casa stessa. Il tema è: si fanno più cose, che devono essere ospitate, bisogna stare più comodi, bisogna razionalizzare il tempo e le attività. Questo implica una ridefinizione di prospettive, di attività, di progettazione che riguarda anche i materiali, i tagli degli appartamenti.

Il miglioramento dell’abitare si lega soprattutto a questi elementi di funzionalità e di servizi articolati.

Chi non vuole cambiare casa?

Il 39%, a complemento del 60% sopra indicato: è un dato relativamente basso contro il 55% del nazionale.

Ovviamente la componente economica è importante, pesa il 10%. Tuttavia, l’elemento interessante da osservare è che gli aspetti strutturali economici pesano in questa quota assai meno del fatto che la casa piaccia già così com’è (lo afferma il 56% dei lombardi contro il 68% del campione nazionale).

Cambiando casa che cosa si cerca. Il nuovo o la casa da ristrutturare. La dimensione del nuovo prevale nettamente, oltre 50%, e rappresenta una novità rispetto alle precedenti ricerche. Prima non c’era molta attenzione all’edificio nuovo, con contenuti e tecnologie nuove.

L’attenzione al nuovo, ai nuovi layout, alle nuove tecniche costruttive è il punto su cui c’è forte attenzione da parte del mercato pubblico.

L’elemento altrettanto nuovo è il contesto, ovvero la presenza di servizi, il verde pubblico vicino e accessibile, la sicurezza, i mezzi di trasporto e le relazioni sociali con la famiglia. Questa è una novità assoluta. Il contesto della casa: la casa non è più organizzata da sola ma diviene un aspetto quasi interno dell’abitare stesso.

La correlazione servizi-verde-funzioni di mobilità è il cuore fondamentale di questa domanda.

Tutta una serie di elementi molto forti in passato (i box, i parcheggi, ecc.) contano ma sono meno importanti rispetto a questi elementi legati a quello che oggi potremmo chiamare convenzionalmente “ambiente sostenibile”.

La casa sognata.

La prima macro dimensione è la funzionalità che tocca quasi ¼ del campione: distribuzione dei locali, i tagli – su cui c’è molta attenzione da parte del mercato pubblico – l’arredamento, l’organizzazione degli spazi, gli spazi aggiuntivi (il 2° bagno ormai è fondamentale per tutti), il dialogo fra gli spazi (es. cucina- soggiorno). In generale la casa deve essere un’intersezione di funzioni e di servizi che portano a un tutt’uno.

La seconda macro dimensione è l’ambiente che è una prosecuzione della casa: da qui la centralità dei balconi, dei giardini, come elementi organizzatori degli spazi.

Il verde vissuto come un luogo d’abitare che prosegue fuori ma che deve cominciare all’interno della casa.

C’è molta attenzione a tutto ciò che è il contenuto di servizio, di funzionalità estetica della casa, all’arredo, alla qualità dei materiali (grande novità), alla personalizzazione della casa. La casa della casa. La casa “poliedrica” perché può contenere soluzioni attraverso questa declinazione dei servizi e degli ambienti differenziante anche come rappresentazione sociale rispetto agli individui.

La casa del verde. La casa che guarda all’esterno. Se una volta la casa era tutta auto-riferita adesso è aperta.

Se dovessimo stilare una classifica dei requisiti molto importanti per costruire una casa avremmo: la funzionalità, il rapporto qualità/prezzo (che non è al primo posto), la presenza di balconi/terrazzi, basse spese di gestione (un tema di efficienza nella gestione della casa che si lega anche alla centralità energetica), il giardino, ecc.

Le tecnologie di cui tanto si parla non sono vissute come un elemento centrale della casa. Si dà per certo che un peso di tecnologia ci sia già come commodity nella casa ma non è un elemento di caratterizzazione funzionale della casa. Questo è un tema che rientra nella mobilità. La tecnologia digitale come uso di tempo vissuta fuori dalla casa e la casa, semmai, è considerata un touch finale.

In precedenza la casa veniva percepita come un bunker: la casa isolava da tutto il resto che nella psicologia collettiva veniva visto come un resto negativo e difficile.

In pochi anni siamo passati all’abitare aperto. La casa che si apre verso l’esterno. La casa poliedrica ospita diverse funzioni e diverse attività che sono costitutive dell’abitare. L’abitare è un’attività, un’operatività che l’individuo fa all’interno della casa. Non è un rapporto passivo rispetto ad un luogo che prima doveva solo ospitare e adesso deve stimolare.

È una trasformazione antropologica gigantesca dalla casa bunker alla casa aperta. Significa tutto un modo diverso di intendere la casa come pezzo aperto dentro la città che interagisce con gli spazi esterni.

La casa dei sogni. Due grandi dimensioni. La prima è la luce che è l’elemento ambientale più importante perché segna il rapporto tra l’abitare e l’esterno.

L’aspetto sostenibile diventa importante: meglio la luce naturale che entra (balconi, terrazzi, vetrate ampie) e spazi che si aprono in modo da poter ricevere tutta questa alimentazione.

La seconda dimensione è rappresentata dal silenzio; la silenziosità è un punto fondamentale. Il tema del silenzio collegato al tema della luce è il paradigma di cui qualsiasi progetto deve tenere conto.

Dove vorrebbe vivere la gente. La casa ideale.

Il 49% vorrebbe vivere in una villetta (non a schiera) e il 27% in piccoli condomini.

In passato, la villetta singola era preferita solo dal 31% per la sua scarsa sicurezza. Oggi il tema ambientale di correlazione con l’esterno, fa sì che la villetta divenga protagonista. Il desiderio di autonomia che supera quella fase di paura è il dato più importante.

Dai muri alle soglie: devono sfumare i confini verso l’esterno, le finestre sono più ampie, c’è trasparenza e le finestre devono diventare soglie verso l’esterno.

Abitare come il cuore di una realtà che si contrasta con la distopia della metropoli diffusa e opprimente che ci potrebbe accompagnare.

Slides presentate durante il convegno “Costruire il futuro da protagonisti. Dai 100 anni di storia della Cassa Edile verso una nuova visione della bilateralità” del 29 Novembre 2019

Rapporto finale della ricerca “Vivere e abitare in futuro: verso la casa poliedrica

Marco Dettori, Presidente Assimpredil Ance

100 anni fa a Milano nasceva la prima Cassa Edile italiana e partiva una grande storia di innovazione nel welfare aziendale, nella creazione di un modello di bilateralità che si è poi esteso a tutta l’edilizia. Un modello che ancora oggi possiamo con orgoglio dire che sia unico nel contesto dei settori economici del Paese. È la storia di un settore che ha creduto fattibile uno sviluppo sostenibile, con la dignità del lavoro come valore della sua crescita. Oggi il settore è chiamato a nuove e sempre più difficili sfide di mercato e la Cassa Edile è strumento imprescindibile nel contrasto all’elusione del contratto, all’illegalità e al ridare dignità al lavoro delle imprese e dei lavoratori, garantendo il mantenimento di un moderno e qualitativo sistema di assistenza.

I tre Segretari Generali delle Organizzazioni sindacali

COME UNA QUERCIA, SECOLARE

I primi 100 anni della Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza

Questa è l’immagine che anche la Cassa Edile ha deciso di utilizzare per raccontare la sua storia, quella di un albero che affonda le sue radici nel primo dopoguerra, l’istituzione della Cassa risale infatti al contratto di lavoro del 1° Aprile 1919 stipulato tra il “Collegio dei Capimastri di Milano” e l’“Associazione Mutuo Miglioramento fra Muratori, Badilanti, Manovali e Garzoni di Milano”. Nasce per fornire sussidi ai lavoratori di Milano e Provincia involontariamente disoccupati a causa dello stato di guerra e sprovvisti di assistenza statale. Rappresenta il primo esempio di istituto assistenziale della categoria edile al quale le Casse Edili, che sono nate successivamente, si sono ispirate.

Cassa Edile di Milano, successivamente con Lodi, Monza e Brianza, è il modello più importante di relazioni bilaterali tra Rappresentanti delle imprese e dei lavoratori. Un modello che nel corso degli anni ha contribuito a far nascere altre esperienze di Enti bilaterali e paritetici. La formazione con Scuole Edili, i Comitati Paritetici Territoriali sulla sicurezza e la bilateralità dell’artigianato ne sono la dimostrazione.

Da anni le Casse Edili e la bilateralità tutta rappresentano un modello di welfare, di presidio della regolarità, di formazione e prevenzione. I tre giorni dedicati al centenario a Milano sono stati l’occasione per riflettere insieme su quanto fatto, su quanto si sta facendo e soprattutto sul futuro della nostra bilateralità. Le tavole rotonde che hanno visto il coinvolgimento delle università, delle istituzioni locali e nazionali, dei colleghi di settore europei, oltre naturalmente alle Parti sociali a tutti i livelli, sono state occasioni di confronto proficuo.

La crisi internazionale del 2008 ha messo a dura prova il settore delle costruzioni e, di conseguenza, anche il sistema bilaterale, che grazie alle azioni delle Parti Sociali ha mantenuto le sue caratteristiche di mutualità e assistenza.

Nel 2018 la Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza ha erogato prestazioni di carattere sanitario, scolastico e sociale a 44.434 beneficiari (lavoratori e familiari) per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro e ha corrisposto a 11.856 imprese rimborsi per trattamento economico di malattia e infortunio, oltre a premialità di vario titolo, per un valore di 2,8 milioni di euro.

Milano attrae sempre più capitali, anche dall’estero; nei prossimi 10 anni arriveranno diversi miliardi di investimenti immobiliari, non focalizzati esclusivamente sul centro storico, ma anche sulle aree suburbane. Gran parte di questi capitali sono in mano a poche importanti società immobiliari o a fondi statunitensi, australiani, qatarioti. Il punto diventa, quindi, governare questi fenomeni di trasformazione di una grande area metropolitana; dalla riconversione dell’area di Expo, alla Città della Salute a Sesto San Giovanni, al nuovo stadio, alla riqualificazione degli scali ferroviari, al prolungamento delle linee metropolitane, al ridisegno di alcuni quartieri, passando per le Olimpiadi invernali del 2026, l’impatto sarà notevole. Il PGT del Comune di Milano, fornisce indicazioni forti nella direzione del contenimento del consumo di suolo, dell’obbligo per le nuove costruzioni di essere a zero emissioni di CO2, della creazione di spazi verdi, del recupero del patrimonio edilizio degradato; resta, però, necessaria una più ampia e strutturata regia politica e noi crediamo di avere un’esperienza sufficientemente solida (come una quercia appunto) per poter dare, come sindacato e come soggetti della bilateralità edile, un contributo importante di idee e di azioni per uno sviluppo sostenibile delle nostre città. Il nostro impegno costante dovrebbe aiutare i tavoli di confronto anche ad altri livelli e fare in modo che gli stessi argomenti siano trattati in maniera adeguata, attraverso la Legge della Regione Lombardia sulla rigenerazione urbana, nelle riqualificazioni delle aree dismesse nel Lodigiano e nelle trasformazioni urbanistiche su Monza Brianza.

Enrico Vizza, FENEALUIL Milano, Cremona, Lodi, Pavia

Alem Gracic, FILCA CISL Milano Metropoli

Katiuscia Calabretta, FILLEA CGIL Milano

Durante la tavola rotonda “Milano oggi e domani: il ruolo delle costruzioni“, svoltasi lo scorso 29 Novembre all’interno dell’evento “Costruire il futuro da protagonisti. Dai 100 anni di storia della Cassa Edile di Milano verso una nuova visione della bilateralità” le Parti Sociali territoriali si sono confrontate con l’Amministrazione comunale di Milano, nella persona di Lamberto Bertolè, Presidente del Consiglio del Comune, per esporre le proprie aspettative verso la Pubblica Amministrazione all’insegna di un rapporto sempre più collaborativo e sinergico.

Di seguito il breve filmato che sintetizza le richieste, in ordine d’esposizione, di Marco Dettori, Presidente Assimpredil Ance, Marco Accornero, Segretario Generale CLAAI – Unione Artigiani di Milano e Monza Brianza, Katiuscia Calabretta, Segretario Generale FILLEA CGIL Milano, Enrico Vizza, Segretario Generale FENEALUIL Milano, Cremona, Lodi, Pavia e Alem Gracic, Segretario Generale FILCA CISL Milano Metropoli.

In chiusura l’appello all’alleanza di Lamberto Bertolè nel rispetto delle parti, dei punti di vista diversi perché il sistema che rappresenta vive e si sviluppa sul riconoscimento reciproco dei ruoli e degli ambiti di rappresentanza.

[…]

La Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza nasce il 1° aprile 1919 e rappresenta il primo vero esempio di sistema contrattualmente definito tra Associazioni imprenditoriali e Organizzazioni sindacali di lavoratori.

[…]

Quello che ci tengo a sottolineare e che mi è rimasto impresso sin dagli inizi, sin da quando cercavano di spiegarmi che cosa fosse la Cassa edile e che cosa rappresentasse, è la straordinarietà dell’esistenza di un organo di questo genere capace di mettere intorno ad un medesimo tavolo soggetti con interessi in parte ovviamente differenti che, però, sono sempre portati, tramite discussioni costruttive, ad un fattor comune.

Ed il fattore comune qual è?

Il fattor comune è il benessere e il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita di tutti noi. Il lavoro svolto dalla Cassa insieme alle Istituzioni e agli Enti pubblici preposti è finalizzato alla promozione e alla diffusione della legalità e della trasparenza tra tutti gli operatori del nostro settore; un settore, purtroppo, a volte caratterizzato da un elevato indice infortunistico e da alcune situazioni che possono prevedere l’impiego di manodopera irregolare. Si tratta, quindi, di un organo con importanza centrale.

Ho avuto la fortuna – vi racconto brevemente la mia esperienza personale – di far parte del Comitato di Gestione della Cassa per qualche anno ed ho davvero riscontrato tutto ciò nella pratica. […] Spesso c’erano discussioni, pareri diversi, […], però il fatto di essere seduti tutti attorno ad uno stesso tavolo permetteva alla fine, con un dialogo costruttivo, leale, trasparente di arrivare ad un risultato condiviso.

Oggi Cassa Edile di Milano, Lodi, Monza e Brianza eroga assistenze a più di 44.000 beneficiari per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, mentre per quanto riguarda, invece, la parte di aiuti alle imprese, il valore dei sussidi per trattamenti economici per malattia e infortunio, oltre alle varie premialità che vengono erogate, raggiunge un valore che supera i 2 milioni di euro. Sono dei numeri assolutamente importanti che ne dimostrano il ruolo fondamentale. Svolge, poi, ovviamente l’attività di verifica della regolarità contributiva, dei sopralluoghi nei cantieri, del recupero dei contributi non versati. Tutto ciò – parlo da imprenditrice che si confronta spesso con la Cassa – con tempi assolutamente e veramente celeri che sono molto importanti per chi lavora e ha bisogno di operare nei tempi. Tutti esempi – e questo penso sia proprio l’obiettivo di questa Istituzione che oggi compie cent’anni e che senz’altro ne avrà altrettanti davanti a sé, […] – di come la Cassa cerchi di lavorare per un mercato più giusto, un mercato più leale, un mercato che possa essere di esempio per il futuro e per i nostri figli.

Grazie mille.

PARTI SOCIALI COSTITUENTI