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N 3/20 febbraio
Indagine RSM MAKNO
Elementi di sintesi della ricerca presentati da Mario Abis

“Vivere e abitare in futuro: verso l’abitare poliedrico”

Mario Abis, docente universitario e Presidente di RSM MAKNO

La casa è il punto di riferimento di qualità della propria soddisfazione di vita

 


Obiettivo dell’indagine

L’abitare è al centro degli interessi della società e del cittadino consumatore: che cosa vuole il mercato pubblico? Quali sono i bisogni, i desideri, i sogni?

Caratteristiche della ricerca

Sviluppo di una ricerca basata su un campione di oltre 3.000 casi a livello nazionale con un sovra campionamento sulla zona dell’area di Milano, Lodi, Monza e Brianza di 1.000 casi al fine di ottenere il confronto tra il dato della zona di riferimento e il dato nazionale.

Primi risultati dell’indagine

La soddisfazione verso la propria casa è molto alta: il voto medio per Milano, Lodi, Monza e Brianza è pari a 7,7 su una scala da 1:10.

Questo dato ci dice (e non era così in passato) che la casa è il punto di riferimento di qualità della propria soddisfazione di vita.

A livello nazionale questo dato cresce ancora e si attesta su una media dell’8.

Il fatto che ci sia questa soddisfazione così elevata verso l’abitare, cosa che non riguarda molte altre aree di consumo e di servizio, vuol dire che è un mercato pronto e maturo a intercettare proposte anche di innovazione e cambiamento.

Il dato più interessante per capire la mobilità intorno alla casa è la propensione al cambiamento.

Nonostante la soddisfazione molto alta, il 60% in questa zona (contro il 44,5% del dato nazionale), potendo, in certe condizioni, cambierebbe casa.

Mentre una volta il cambiamento era legato all’andarsene via, oggi, il cambiamento, molto spesso, è legato ad un miglioramento della casa, restando sempre in una determinata area.

Secondo una ricerca svolta alla fine degli anni 90, il 40% dei Milanesi voleva lasciare la città per trasferirsi in campagna, all’estero. Questa percentuale si è ridotta moltissimo. D’altra parte Milano è un forte attrattore per i Milanesi stessi in questa fase storica. Chi vorrebbe e potrebbe cambiare casa in realtà vuole restare nello stesso Comune (41% nelle tre province lombarde e il 44% a livello nazionale): ciò comporta, in realtà, un miglioramento nel contesto di riferimento; non è una fuga, non è un elemento radicale di trasformazione sociale ma è un elemento di continuità.

In passato, inoltre, il cambiare era legato alla necessità di avere maggiori spazi. Il miglioramento della dimensione fisica della casa era il cuore della domanda.

Ora le cose non stanno più così.

Non c’entra più il prestigio o la dimensione prospettica della casa o l’immagine sociale della casa stessa. Il tema è: si fanno più cose, che devono essere ospitate, bisogna stare più comodi, bisogna razionalizzare il tempo e le attività. Questo implica una ridefinizione di prospettive, di attività, di progettazione che riguarda anche i materiali, i tagli degli appartamenti.

Il miglioramento dell’abitare si lega soprattutto a questi elementi di funzionalità e di servizi articolati.

Chi non vuole cambiare casa?

Il 39%, a complemento del 60% sopra indicato: è un dato relativamente basso contro il 55% del nazionale.

Ovviamente la componente economica è importante, pesa il 10%. Tuttavia, l’elemento interessante da osservare è che gli aspetti strutturali economici pesano in questa quota assai meno del fatto che la casa piaccia già così com’è (lo afferma il 56% dei lombardi contro il 68% del campione nazionale).

Cambiando casa che cosa si cerca. Il nuovo o la casa da ristrutturare. La dimensione del nuovo prevale nettamente, oltre 50%, e rappresenta una novità rispetto alle precedenti ricerche. Prima non c’era molta attenzione all’edificio nuovo, con contenuti e tecnologie nuove.

L’attenzione al nuovo, ai nuovi layout, alle nuove tecniche costruttive è il punto su cui c’è forte attenzione da parte del mercato pubblico.

L’elemento altrettanto nuovo è il contesto, ovvero la presenza di servizi, il verde pubblico vicino e accessibile, la sicurezza, i mezzi di trasporto e le relazioni sociali con la famiglia. Questa è una novità assoluta. Il contesto della casa: la casa non è più organizzata da sola ma diviene un aspetto quasi interno dell’abitare stesso.

La correlazione servizi-verde-funzioni di mobilità è il cuore fondamentale di questa domanda.

Tutta una serie di elementi molto forti in passato (i box, i parcheggi, ecc.) contano ma sono meno importanti rispetto a questi elementi legati a quello che oggi potremmo chiamare convenzionalmente “ambiente sostenibile”.

La casa sognata.

La prima macro dimensione è la funzionalità che tocca quasi ¼ del campione: distribuzione dei locali, i tagli – su cui c’è molta attenzione da parte del mercato pubblico – l’arredamento, l’organizzazione degli spazi, gli spazi aggiuntivi (il 2° bagno ormai è fondamentale per tutti), il dialogo fra gli spazi (es. cucina- soggiorno). In generale la casa deve essere un’intersezione di funzioni e di servizi che portano a un tutt’uno.

La seconda macro dimensione è l’ambiente che è una prosecuzione della casa: da qui la centralità dei balconi, dei giardini, come elementi organizzatori degli spazi.

Il verde vissuto come un luogo d’abitare che prosegue fuori ma che deve cominciare all’interno della casa.

C’è molta attenzione a tutto ciò che è il contenuto di servizio, di funzionalità estetica della casa, all’arredo, alla qualità dei materiali (grande novità), alla personalizzazione della casa. La casa della casa. La casa “poliedrica” perché può contenere soluzioni attraverso questa declinazione dei servizi e degli ambienti differenziante anche come rappresentazione sociale rispetto agli individui.

La casa del verde. La casa che guarda all’esterno. Se una volta la casa era tutta auto-riferita adesso è aperta.

Se dovessimo stilare una classifica dei requisiti molto importanti per costruire una casa avremmo: la funzionalità, il rapporto qualità/prezzo (che non è al primo posto), la presenza di balconi/terrazzi, basse spese di gestione (un tema di efficienza nella gestione della casa che si lega anche alla centralità energetica), il giardino, ecc.

Le tecnologie di cui tanto si parla non sono vissute come un elemento centrale della casa. Si dà per certo che un peso di tecnologia ci sia già come commodity nella casa ma non è un elemento di caratterizzazione funzionale della casa. Questo è un tema che rientra nella mobilità. La tecnologia digitale come uso di tempo vissuta fuori dalla casa e la casa, semmai, è considerata un touch finale.

In precedenza la casa veniva percepita come un bunker: la casa isolava da tutto il resto che nella psicologia collettiva veniva visto come un resto negativo e difficile.

In pochi anni siamo passati all’abitare aperto. La casa che si apre verso l’esterno. La casa poliedrica ospita diverse funzioni e diverse attività che sono costitutive dell’abitare. L’abitare è un’attività, un’operatività che l’individuo fa all’interno della casa. Non è un rapporto passivo rispetto ad un luogo che prima doveva solo ospitare e adesso deve stimolare.

È una trasformazione antropologica gigantesca dalla casa bunker alla casa aperta. Significa tutto un modo diverso di intendere la casa come pezzo aperto dentro la città che interagisce con gli spazi esterni.

La casa dei sogni. Due grandi dimensioni. La prima è la luce che è l’elemento ambientale più importante perché segna il rapporto tra l’abitare e l’esterno.

L’aspetto sostenibile diventa importante: meglio la luce naturale che entra (balconi, terrazzi, vetrate ampie) e spazi che si aprono in modo da poter ricevere tutta questa alimentazione.

La seconda dimensione è rappresentata dal silenzio; la silenziosità è un punto fondamentale. Il tema del silenzio collegato al tema della luce è il paradigma di cui qualsiasi progetto deve tenere conto.

Dove vorrebbe vivere la gente. La casa ideale.

Il 49% vorrebbe vivere in una villetta (non a schiera) e il 27% in piccoli condomini.

In passato, la villetta singola era preferita solo dal 31% per la sua scarsa sicurezza. Oggi il tema ambientale di correlazione con l’esterno, fa sì che la villetta divenga protagonista. Il desiderio di autonomia che supera quella fase di paura è il dato più importante.

Dai muri alle soglie: devono sfumare i confini verso l’esterno, le finestre sono più ampie, c’è trasparenza e le finestre devono diventare soglie verso l’esterno.

Abitare come il cuore di una realtà che si contrasta con la distopia della metropoli diffusa e opprimente che ci potrebbe accompagnare.

Slides presentate durante il convegno “Costruire il futuro da protagonisti. Dai 100 anni di storia della Cassa Edile verso una nuova visione della bilateralità” del 29 Novembre 2019

Rapporto finale della ricerca “Vivere e abitare in futuro: verso la casa poliedrica

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