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N 4/2020
Assimpredil Ance
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Scenari per il futuro delle costruzioni tra emergenza sanitaria e nuove prospettive

di Marco Dettori, Presidente Assimpredil Ance


Dopo oltre 10 anni di pesante crisi del mercato delle costruzioni finalmente nel 2019 il mercato aveva iniziato a dare segnali positivi, almeno nel mercato privato. Non eravamo pertanto pronti a gestire una crisi sanitaria così improvvisa e diffusa che ci ha bloccato per quasi due mesi.

Abbiamo reagito al meglio e nonostante i ben noti problemi del Paese; le imprese hanno attivato processi riorganizzativi e dato concretezza all’obiettivo di resilienza per superare le barriere imposte dall’emergenza Covid 19.

Assimpredil Ance, grazie anche alla sinergica azione con la struttura nazionale e regionale del sistema ANCE, ha svolto un’intensa attività di affiancamento e di servizio alle imprese.

L’emergenza Covid 19 ha accelerato processi già latenti, come la comunicazione digitale e l’introduzione di modalità di gestione basate su un uso diffuso di nuove tecnologie. Sono, invece, rimasti i nodi finanziari che sono cresciuti e diventati sempre più stretti. E’, quindi, evidente la diffusa preoccupazione per gli scenari futuri legata a molti fattori: la gestione della sicurezza Covid 19 e la sostenibilità dei costi; la difficoltà negli approvvigionamenti; il reperimento di manodopera specializzata; la mancanza di commesse e di liquidità; non ultima, la lentezza della burocrazia, che incide sui tempi di risposta.

In questo contesto, gli incentivi fiscali legati al 110% eco-sisma bonus sono una importante leva, se prorogati almeno sino al 2023, con ricadute positive per la ripresa dell’industria delle costruzioni e per quella dell’intero Paese. Il superbonus, in particolare, oltre a consentire di intervenire sulle nostre città per un miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente conseguente all’efficientamento energetico, è una leva strategica per generare innovazione e produrre effetti favorevoli anche in termini occupazionali.

Gli interventi che danno diritto ai bonus fiscali hanno anche un’altra ricaduta positiva nel cambiamento dei modelli produttivi: la sinergia di più categorie di soggetti a vario titolo interessati favorisce connessioni positive tra imprenditori, esco, professionisti, società di consulenza, mondo della finanza; i potenziali beneficiari, siano essi possessori di villette o condomini, fruiscono di sostegni reali alla domanda. In sostanza, oggi per realizzare un intervento di riqualificazione energetica o sismica di un edificio, dato il notevole impegno economico richiesto, è necessario montare un’articolata operazione nell’ambito della quale devono essere coniugate competenze tecniche, imprenditoriali ed economico-finanziarie; non si parla più, quindi, solo di progettazione, capitolati, esecuzione dei lavori, ma anche di finanziamenti e, in particolare, di cessione del credito fiscale. Per le imprese edili significa acquisizione di nuove competenze e un percorso di crescita per realizzare il quale possono contare sull’efficace accompagnamento dell’Associazione.

Ma certo l’instabilità non è una buona compagna di viaggio per chi deve investire e rischiare. L’incentivo del 110%, infatti, può certamente rappresentare uno strumento forte di politica industriale di medio e lungo termine se destinato ad esplicare i suoi effetti nell’arco di alcuni anni. Attualmente, come è noto, la scadenza di questa misura è fissata al 31 dicembre 2021 e ANCE, insieme ad altri interlocutori interessati, sta premendo sul Governo affinché il termine venga adeguatamente prorogato.

Ma vanno superate altre barriere come, ad esempio, quella della possibilità di ottenere nei tempi richiesti le visure / atti di fabbrica imprescindibili per certificare la regolarità dell’immobile.

E sul tema burocrazia e semplificazione permangono pesanti criticità, lo erano prima dell’emergenza Covid 19 e sono ancora oggi il primo punto da affrontare per poter ripartire.

Oltre ai vecchi problemi, oggi c’è l’impossibilità o difficoltà di interlocuzione con gli uffici preposti al rilascio di permessi e autorizzazioni a causa dello smart working non sempre gestito dalla PA. Si aggrava, dunque, il peso della burocrazia che per cause storiche o contingenti rimane un freno alla ripartenza e al recupero del lavoro perso nei mesi di fermo o rallentamento dell’attività in conseguenza dell’emergenza Covid 19.

Le imprese hanno reagito bene e stanno cercando di recuperare i mesi difficili, ma pesa come un macigno la non risposta della PA in molte e diverse circostanze.

Ignorare questa inefficienza del Paese non solo penalizza chi fa impresa, ma zavorra la ripresa, la salvaguardia dell’occupazione, il lavoro con effetti negativi su tutta la collettività e sugli scenari dello sviluppo futuro.


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