Rivista digitale di Cassa Edile di Milano edilizia economia diritto tecnica
N 3/20 febbraio
Commissione Nazionale per le Casse Edili
Carlo Trestini, Presidente CNCE

Il rilancio delle costruzioni come chiave strategica per il futuro del Paese

I passaggi salienti della relazione

Carlo Trestini, Presidente CNCE

Oggi come ieri, chi rappresenta le Parti Sociali al tavolo della bilateralità deve avere visione, lungimiranza e coraggio, senza personalismi e faziosità, nell’interesse di imprese e lavoratori

 


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Oggi nel nostro sistema, rappresentato da 115 Casse edili, si riconoscono 165.000 imprese e oltre 600.000 lavoratori.

Un sistema che in dieci anni – anni difficilissimi per imprese e lavoratori così come per le loro famiglie – ha fornito prestazioni sanitarie per 285 milioni e prestazioni sociali per 332 milioni.

Dal 2008 al 2018, periodo massimo della crisi, attraverso le nostre Casse abbiamo contribuito concretamente a fornire integrazioni di reddito ai lavoratori attraverso il meccanismo dell’APE e, a partire dal 2014, per il tramite del Fondo nazionale dedicato FNAPE, per un valore complessivo di 3 miliardi.

E ancora abbiamo rimborsato alle imprese contributi per malattie e infortuni per 645 milioni.

Che cosa sarebbe successo se non ci fosse un valido sistema bilaterale?

[…] il dato recentemente comunicato di una spesa sociale aumentata in dieci anni del 58% sarebbe stato ben più elevato, contribuendo ad aggravare di molto i già precari equilibri finanziari del nostro Paese.

Egualmente ritengo che si debba con forza rivendicare il ruolo della bilateralità a difesa della regolarità e della sicurezza.

Non solo attraverso la gestione del DURC ma anche come perimetro virtuoso nella riduzione dei rischi di infortunio, come dimostrano i dati rilevati dalla banca dati CNCE-EDILCARD: l’incidenza di infortuni nel 2017, su un campione di circa 209.000 operai iscritti al nostro sistema, è pari a 0,054 contro il dato INAIL del 2,508.

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L’importanza che nel nostro settore rivestono gli operai e i lavoratori impone di prestare la massima attenzione a quanto sta avvenendo intorno a noi e all’interno del mercato, sapendo cogliere i profondi cambiamenti in atto. Il recente contratto risponde a questa esigenza e pone le basi per un percorso che è solo all’inizio.

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Il risultato è la nascita del fondo sanitario nazionale così come la nascita dei fondi a sostegno dei lavoratori prossimi alla pensione e di incentivazione all’occupazione per un forte ricambio generazionale nel segno delle nuove competenze.
Con il fondo sanitario nazionale viene amplificata la tradizionale offerta di prestazioni, garantita attraverso le Casse edili territoriali, inserendole in qualcosa di più ampio e a dimensione nazionale, adeguando il tradizionale metodo mutualistico alle nuove esigenze di disporre di una copertura sanitaria attenta alla salute complessiva del lavoratore.
Ora ci aspettano giorni di forte impegno affinché dalle dichiarazioni di principio, dalla fase di impostazione si giunga rapidamente a rendere operativi i nuovi strumenti.

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L’edilizia sta cambiando e lo fa sempre più rapidamente.

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Anche la bilateralità deve cambiare.

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Dobbiamo saper cavalcare la grande occasione che ci viene offerta dalla trasformazione digitale e dalla forte domanda green e di sostenibilità.
È intorno a questi due nuovi paradigmi che si gioca anche la nostra sfida con il futuro.
Dobbiamo saper indicare alle nostre imprese e ai nostri operai quali percorsi, in quale modo restare competitive le prime e di quali competenze si debbono dotare i secondi. E lo dobbiamo fare utilizzando le risorse che abbiamo e rinnovando il modo con cui progettiamo e gestiamo la formazione negli enti scuola.

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Dobbiamo riportare quella qualificazione e quella professionalità, che oggi vengono messe in discussione a causa di una dequalificazione determinata dalle caratteristiche che il mercato ha assunto negli ultimi venti anni, prima con l’affermarsi di un boom finanziario ed economico e poi per effetto di una crisi devastante.

È compito delle imprese fare gli investimenti necessari, così come è compito del contratto sostenere il processo di qualificazione degli operai.
E come CNCE registriamo il rischio di una fuga dal contratto edile e l’affermarsi di forme di dumping contrattuale che richiedono interventi nuovi di regolazione dell’intera filiera.

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Tra i compiti assegnati alla CNCE dalle Parti Sociali, attraverso la contrattazione collettiva vi è quello di predisporre un Osservatorio sul settore, così da offrire alcuni indicatori dinamici in grado di fare alcune valutazioni sullo stato di salute del settore, sulla struttura occupazionale e sull’andamento dell’offerta rappresentata dal tessuto delle imprese.
Ebbene sulla base dei dati raccolti presso tutte le 115 Casse edili del sistema emerge come l’attività edilizia stia registrando mediamente un andamento leggermente positivo.
Tra l’ottobre 2018 e il settembre 2019, rispetto allo stesso periodo precedente (ottobre 2017 – settembre 2018) il numero delle ore lavorate è cresciuto mediamente a livello nazionale del 4,14%. Siamo passati da 547 milioni e 383 mila ore a oltre 570 milioni.
È cresciuta di oltre il 4% anche la massa salari, così come risulta aumentato del 2,5% il numero degli operai attivi.
Segnali positivi che, tuttavia, non riguardano tutte le regioni italiane, persistendo un divario tra le regioni del centro nord e quelle del centro sud, risultando negativi gli andamenti relativi a regioni del Mezzogiorno come l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia.
Numeri che per quanto riguarda la maggior parte di territori attestano come, nonostante le forti criticità sul piano sia degli investimenti pubblici sia della capacità di spesa delle amministrazioni, il mercato presenti una sua dinamicità.
L’auspicio è che questa propensione possa trovare un adeguato sostegno in una sburocratizzazione del sistema pubblico, sapendo utilizzare rapidamente e al meglio le risorse finanziarie disponibili, dando quel contributo decisivo a dare stabilità alla crescita.
È in questo scenario che noi ci troviamo oggi ad operare: difficoltà a ripartire ma anche potenzialità ed opportunità che ci impongono di intraprendere un percorso di adeguamento del nostro sistema ai mutamenti del mercato mettendoci tutti insieme in discussione.

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Le novità inserite nel contratto, la spinta a riformarci richiede da parte di un ente di coordinamento come il nostro di svolgere il ruolo di cerniera di trasmissione tra le Parti Sociali e le Casse, presenze indispensabili a livello territoriale.

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Oggi come ieri, chi rappresenta le Parti Sociali al tavolo della bilateralità deve avere visione, lungimiranza e coraggio, senza personalismi e faziosità, nell’interesse di imprese e lavoratori.

Come Parti Sociali è nostro compito orientare e indirizzare il settore delle costruzioni nel segno della regolarità, della qualità e della specializzazione, restituendo valore e autorevolezza all’arte del costruire.

Non deludiamo le nuove generazioni dell’industria che rappresentiamo.

Il futuro dipende da ciò che facciamo oggi.

Grazie a tutti e buon lavoro.

PARTI SOCIALI COSTITUENTI